All'appuntamento col Gruppo,Emilia ed io, arrivammo in anticipo, a bordo di Teodora, la nostra vecchia cacadadi a benzina e, in attesa che arrivassero gli altri, andammo a dare un'occhiata al sentiero che
Aveva inizio dall'altro lato della strada asfaltata .
Ci bastarono pochi passi  per renderci conto che il percorso non era cambiato da quando, molti anni prima,ci eravamo passati da soli, diretti alla Colla di Casaglia:
Tornammo sui nostri passi giusto in tempo per vedere arrivare le auto dei nostri compagni di gita..
In men che non si dica,tutti, cambiate le scarpe da guida con quelle da trekking ed affardellati gli zaini, furon pronti alla marcia .

Ci dirigemmo verso l'Acquabuona seguendo il segnavia "00" del C.A.I (foto 35).
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Marco il  fratello ed i8l suo famoso cappello da guida appenninicodolomitica si posero alla guda degli scarpinanti che già fremevano, avidi, come sempre, di passi .
C'era un po' di nebbia, ma nel glorioso gruppo non ci si perde d'animo . Mai.
Già l'autunno aveva tinto d'arancio le foglie dei faggi; e la nebbia, a momenti più fitta, confondeva La strada nei colori del bosco. Tenui .
(foto 36).
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Non un soffio di vento, non un volo d'uccello, suscitavan rumore tra i rami.
Soltanto i nostri passi e le voci confuse del gruppo, violavano quel silenzio quasi irreale (foto 37).      
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Molli, le foglie copriron d'un velo rossastro ogni traccia del nostro passaggio (foto 37).
In un continuo addensarsi e diradarsi della nebbia, seguimmo il fin troppo facile percorso finché arrivammo ad un bivio il cui ramo sinistro conduceva ad Osteto e al torrente Veccione che mi sarebbe tanto piaciuto vedere ed ascoltare in quel tripudio di caldi colori stemperati dal biancor della nebbia . Ma il programma non lo prevedeva e pertanto prendemmo il ramo destro dopo aver brevemente sostato (foto 38).
Ed uscendo dai boschi, in un prato, incontrammo una creatura sontuosa che vestiva i colori dei re (foto 39).
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Una tiepida spera di sole consentì ai tripetetoli di accomodarsi  su quelli che sembravano i gradoni di un rimboschimento(foto 40)ad ingozzarsi del cibo trasportato fin lì negli zaini.
Io, che considero una temperatura di venti gradi già pericolosamente vicina a quella dei tropici, mi sistemai più in basso all'ombra dei faggi.
Da lì, finita la refezione,ci rimettemmo in marcia per tornare al Giogo.
Di tanto in tanto, Marco il fratello si fermava in attesa che il gruppo si ricompattasse (foto 41).
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Per qualche centinaio di metri, sulla via del ritorno, perdemmo la traccia del sentiero ma la ritrovammo presto al di là di un recinto di pascolo che dovemmo per forza saltare.
Qualcuno finì col graffiarsi.
Sul ricordo dei nostri passi recenti, già calava, più fitta , la nebbia (Foto 42).
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